Ghost in the shell, recensione


il 30/03 nelle sale italiane è uscito il film live-action del manga “Ghost in the shell” di Masamune Shirow. La pellicola è diretta da Rupert Sanders, regista anche del film “Biancaneve e il cacciatore”.


Sanders riesce in questa pellicola a costruire il mondo cyberpunk di cui ci racconta Shirow nelle pagine del suo manga, nel film del 1995 e diverse fonti del franchise.

La trama si focalizza su Scarlett Johansson che veste i panni del Maggiore Mira Killian Kusanagi, Questa protagonista vive in un futuro distopico, dove i miglioramenti tecnologici permettono di sostituire completamente parti del corpo, rendendo così assai difficile riconoscere la differenza fra uomo e macchina(robot).


Lei però è la prima ad avere un corpo completamente cibernetico, ad eccezione di un solo organo, il cervello, diventando cosi un cyborg. Questo esperimento fatto su di lei dalla Hanka Robotics, serviva per farla diventare un soldato, ciò che diventerà dopo un anno, all’interno della sezione di Sicurezza Pubblica numero 9, che serve a difenderci da organizzazioni terroristiche.  

Durante una missione, il Maggiore insieme alla sua squadra composta da Batou (Pilou Asbeak), Daisuke Aramaki( Takeshi Kitano), Han(Chin Han) e Ladriya (Danusia Samal), incontrano un nuovo nemico che minaccia la sicurezza pubblica; però il Maggiore, affrontando questo nemico capirà che tutto quello che crede di sapere su se stessa e sul mondo in cui vive, nasconde altre verità.

Il regista riprende varie scene e ambientazioni memorabili come il design della città e dei personaggi, seguendo ovviamente lo stile del film animato del 1995, riesce nel poco tempo a sua disposizione a far provare al pubblico fin dall’inizio un senso di mistero, che ci accompagna per tutto il film, e allo stesso tempo riesce anche a dare risposta a tutte le domande che sorgono allo spettatore.
Sicuramente questo film non si potrà considerare un capolavoro: tutto è buono ma non eccelso.
Il livello della pellicola viene alzato dall'interpretazione di Scarlett Johansson e da una blanda critica alla società che però, secondo noi, non è efficace e profonda quanto quella che l’anime del ’95 fa alla società post-moderna.

Rimane comunque un buon tentativo degli americani di produrre pellicole in live-action di manga giapponese (ancora facciamo incubi su Dragonball Revolution!).


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